Sta facendo scalpore il video trasmesso ieri da “Chi l’ha Visto?” , nel quale un bambino di dieci anni viene trascinato via a viva forza dagli agenti della polizia per eseguire un ordine di custodia del tribunale , un ordine che va contro la volontà del minore.
E’ difficile negare l’orrore di queste immagini: indipendentemente dal singolo caso, e dalle motivazioni che hanno spinto il giudice ad emettere quella sentenza, l’esecuzione della stessa è affidata a mani forti, a mani senza volto, a volti senza coscienza, a coscienze che non sentono su di sè il dolore, la paura, l’angoscia di un bambino.
I giudici, si sa, prendono decisioni, e poi “se ne lavano le mani” ; mani che, d’altronde, sporcano solo per interposta persona . ( per contrappasso, però, a volte – come il Ponzio Pilato de “Il Maestro e Margherita“- sono perseguitati da atroci mal di testa…) . Quanto agli agenti, in quanto esecutori, non possono fermarsi: l’esercizio della sopraffazione è il loro mestiere, e sono addestrati per questo .
Ed è cosi’ che nel peggiore dei casi, ed in mille casi come questo, la giustizia è la mente, le forze dell’ordine sono il braccio di un ingranaggio senza cuore .
Come ciliegina sulla torta, l’estremo paradosso è l’intervento del Garante della Privacy, che si dispiace perchè la trasmissione del video è lesiva della dignità del bambino: ecco in scena l’odiosa, bugiarda abitudine di perdersi nei dettagli del politicamente corretto per stemperare la genuina forza di un atto che, ben oltre il diritto alla tutela dei dati personali, è violenza pura.
Diversa da quella che avviene fra le mura domestiche, questa è una violenza disinfettata. Che non nasce dalla miseria, dal dolore, dall’errore, ma semplicemente dal contratto sociale e dall’adesione ad una normativa; che non mostra in sè stessa alcun punto debole, alcuna incrinatura. E che a me, personalmente, fa ancora piu’ impressione.
( Forse Non Tutti Sanno Che…In altri paesi ufficialmente piu’ democratici del nostro, se un vicino di casa ritiene che casa vostra sia sporca o disordinata puo’ telefonare ai servizi sociali per una ispezione. Se gli ispettori ritengono che la casa non sia adatta ad allevare dei bambini, possono disporne l’affidamento temporaneo. Il genitore deve poi dimostrare di saper tenere la casa pulita, prima di ottenere nuovamente la custodia dei propri figli. Mi viene da pensare che la tanto sbandierata libertà di cui la nostra società si fregìa di garantire agli individui sia soprattutto una questione di fortuna….)
Mi dispiace, ma temo che ci sia una violenza ancora più grande di quella della polizia: la violenza di sbattere in televisione le immagini. Non tanto perché le abbiamo viste tutti (non perché viola una supposta privacy), ma perché ci si immagina che creare lo scandalo sia la strada per risolvere l’ingiustizia. “Vi mando in televisione!!”… come si fa a dire una cosa così?? Chi stava pensando a quel bambino, in quel momento? La scena è raccapricciante, mi dispiace di averla vista, ma il raccapriccio è molto più grande, se si pensa che nemmeno le persone cui quel bambino dovrebbe stare più a cuore hanno voluto difenderlo. Se avessero collaborato, molto prima, mai si sarebbe arrivati a tanto. Non so perché, non so chi ha preso le decisioni, non so chi ha “sbagliato”, so che adesso, da qualche parte, un bambino è in un letto non suo, strappato da una situazione che nella migliore delle ipotesi era pesante (forse drammatica) e convinto che ora gli stanno solo facendo solo ancora più male…. Dove si può sperare la salvezza, in una situazione così?? Saprà d’ora in poi nella vita fidarsi mai di qualcuno? A chi affiderà mai il suo dolore?
Non è certo “Chi l’ha visto?” che può dare risposte…
L’unica cosa che riuscivo a pensare durante quelle immagini era “povero bambino”, mi è venuta la nausea. Le “istituzioni”, quelle di cui ogni piccolo dovrebbe imparare a fidarsi ciecamente, che si comportano come se si trattasse del peggiore ricercato (ah no, in realtà quelli non li ho mai visti trattare così). Il padre (come mi pare di aver capito) che lo tira insieme alla polizia.
Nausea. E pensavo “povero bambino” non per il fatto in sè, ma perchè per essere arrivati a tanto, probabilmente la famiglia non aveva collaborato e aveva alzato barricate già da prima, molto prima dell’intervento della polizia. Quindi povero bambino, perché se si trattasse solo di quel che è successo a scuola il trauma, con una corretta rielaborazione e tanto affetto da parte dei genitori, potrebbe essere riassorbito. Non dico dimenticato, ma rielaborato e vissuto diversamente.
Invece, povero bambino. Il trauma ha cominciato a consumarsi già molto prima, a partire da quei genitori che si sono fatti la guerra, anziché cercare di accordarsi per il VERO bene del figlio. Non è forse un trauma vedere i tuoi che si battono a colpi di avvocato (e chissà cos’altro) per decidere chi deve averti? Perché in fondo di questo si tratta…scannarsi per l’egoistico possesso del bambino, niente altro. Nessun rispetto per il proprio figlio. E non è forse un trauma che un bambino di 10 anni (ma chissà da quanto va avanti sta storia) si trovi costretto a decidere se vuole stare con mamma o papà, demonizzati peraltro dall’altro genitore e dalla sua famiglia? E non è forse un trauma vedere tua zia che urla come una pazza isterica anziché dirti “non preoccuparti tesoro, non ti spaventare, queste persone sono venute a prenderti ma vedrai che adesso sali in macchina e c’è anche papà…” Per carità, sicuramente gli agenti hanno agito con poco tatto, ma gli altri parenti hanno per caso fatto diversamente? Non stavano strattonando anche loro il povero piccolo per tenerlo dalla loro parte? Dove sta la differenza? Forse se non ci fosse stato quel trambusto, se non ci fossero state quelle scenate da tragedia greca (passatemi il termine) il bambino non si sarebbe nemmeno impaurito. Ricordiamoci che i bambini riflettono quello che vivono. Se la madre ha demonizzato il padre, i servizi sociali e tutto ciò che ci va dietro, è ovvio che il bambino ne abbia paura. Vedere che tutte le persone di riferimento “impazziscono” cominciano a urlare e a fare scenate…quello non è forse un trauma?
Mah, è meglio che mi fermi qui. Povero piccolo. 10 anni e già un’esistenza così profondamente segnata.
Vedendo il video mi era sfuggito l’atteggiamento dei genitori e della zia, cosi’ come il “Vi mando in televisione!”, perchè , avendo i bambini nella stanza accanto, avevo tenuto il volume bassissimo.
Anche i miei pensieri vanno alla tragedia personale di questo piccolo uomo cosi’ umiliato, la cui vita adulta inizia bruscamente con l’ istituzionalizzazione forzata. Il suo non avere voce in capitolo, il suo essere cosi’ oggetto nella contesa, e l’insulto morale e fisico di questo epilogo lo rendono figura completamente passiva nella vicenda di cui è protagonista. Continuo a pensare che il rimedio sia peggiore del male, al quale non fa che aggiungere offesa su offesa.