Category Archives: Economia Addomesticata

il terzo comodo

three-things-fingers-hand1Quando si parla di figli, secondo la mia amica Cristina , “tre è il minimo numero perfetto“.

(Del resto, lei ne ha sette.)

Non è facile spiegare che cosa cambi l’arrivo del terzo figlio nella famiglia del Mulino Bianco : Lui, Lei, bimbo e bimba ( in ordine variabile). Posso tutt’al piu’ cercare di raccontarvelo cosi’ come è stato per me, per noi.

Mia madre mi ripeteva , mentre aspettavo il secondo bambino: ” Con un figlio si diventa genitori, con due figli si è una famiglia”.  Insomma, il minimo numero perfetto  sembrava essere due.

Ma due  bambini sono facilmente rivali. L’altro è unico possibile alleato ed unico possibile nemico. Il rapporto è permeato da una grande ed irrisolvibile ambivalenza. La gelosia è una e puo’ arrivare ad sembrare insormontabile. Il piu’ grande non riesce a rinunciare al suo primato ed il piu’ piccolo non accetta i limiti della sua subalternità. Entrambi si sentono , e in qualche maniera risultano realmente, in difetto.

Il terzo bimbo sconvolge questo orizzonte aprendolo a nuove e infinite possibilità. Improvvisamente l’Altro è una dimensione piu’ varia. Il rivale non ha sempre lo stesso volto e c’è sempre una compagnia di  riserva quando le cose vanno storte.

Le ragioni e il torto vengono distribuiti in maniera piu’ rilassata ed  equanime: e’ piu’ facile accettare che  il gelato, la sbucciatura al parco, la sgridata, l’influenza, la promessa dimenticata,  il giorno di sciopero da scuola  capitino “oggi a me , domani a te,  dopodomani a lui “. E’ la vita: varia e meravigliosa, se la si prende con filosofia.

I ruoli sono piu’ effimeri. Difficilmente i rapporti si cristallizzano fra tre fratelli,  ed è minore il rischio di  essere ingabbiati dal proprio posto nella gerarchia familiare.  Veder accudire i piu’ piccoli non  suscita solo gelosie, ma anche tenerezza, senso di responsabilità e persino  rassicurazione, quando il fratello maggiore percepisce che quelle stesse cure sono state prima rivolte a lui.

La famiglia è costretta ad organizzarsi decentemente . I padri piu’ riottosi rientrano nei ranghi e si rimboccano le maniche  e aiiutano,  a occhio e croce  circa il 30% in piu’ . Non è piu’ permesso di lasciare indietro piatti da fare o lavatrici da stendere: ormai è semplice sopravvivenza, e uno sgarro puo’ degenerare in emergenza sanitaria. Alla sera , distrutti, ci si rivede volentieri. Tutti hanno qualcosa da raccontare ed il caos è ormai diventato fisiologico, percio’ si brontola meno.

Gli abiti vengono sfruttati fino al lumicino saltando da un bimbo all’altro. Il look vintage è assicurato senza passare da quella adorabile boutique in stile retro’. Ci passo lo stesso, per un saluto a Caterina !  Ma non le porto piu’ i miei biscotti fatti in casa: quando li sforno finiscono troppo in fretta, rubati da manine che di giorno in giorno si fanno piu’ agili e meno grassottelle.    Poverina….quando usciamo da li’ il negozio è sottosopra , e lei pare avere messo le dita nella presa dell’alta tensione.  E’ un’altra gioia del numero tre: creare scompiglio  nell’esistenza altrui con minimo sforzo.

Le vacanze sono un delirio. Ma , appunto, la cosa non sorprende piu’. In alcuni momenti (magari non quando si è appena perso il treno) ci si puo’ addirittura compiacere del proprio aspetto folcloristico ed indulgere in una foto di gruppo.

Bisogni primari. Andare al bagno è un diritto inalienabile. Se non avete due stanze da bagno, preparatevi a stare in coda o a sgomitare per le vostre esigenze di toilette e ad abituarvi a asciugamani sempre umidi, a spazzole intasate da capelli di bambola, ad orride visioni di pannolini lavabili abbandonati nel secchio per inseguire un marmocchio seminudo e  fuggitivo, e soprattutto allo scarico del lavandino Montessori  permanentemente ostruito da piccoli oggetti . ( Come? Non avete un lavandino Montessori, dite…? Sì, che l’avete: tutti gli italiani ne hanno uno in casa… )

Ripetizioni.  Molti perfetti estranei,  dopo aver contato i vostri figli ed avere appurato che risalgono a voi,  si sentiranno in dovere di darvi lezioni sul come nascono i bambini.  Un ripasso può sempre essere utile.  Grazie di cuore…!

 L’invasione delle cavallette. Il frigorifero  sorride per circa 36h dopo la spesa, prima di apparire di nuovo vuoto; il momento della preparazione del pasto è scandito da ululati di fame ed incursioni non autorizzate nella dispensa.

Lessico famigliare. I modi di dire, l’umorismo surreale,   le parole strambe, le consuetudini bizzarre avranno la meglio su di voi.  Anche se foste oggetto di spionaggio ed intercettazioni, nessuno potrebbe mai capire quello che si dice in casa vostra.

In buona sostanza, se con un figlio si diventa genitori, e con due famiglia, con tre si diventa un’orda.  Una tribu’. Un circo. Una squadra.  Un lazzaretto, quando passa il virus stagionale.Un carrozzone hippie. Un quadretto da cartolina…e molto, molto, molto altro.

Una cosa è certa, Cristina ha ragione : tre è davvero il (mio) (minimo) numero perfetto. Più oltre,  non so; se dovessi mai scoprirlo,  ve lo farò sapere.

l’equazione impossibile

less-is-more-300x300Recentemente ho comprato due (comunissimi) indumenti nuovi dopo 12 mesi in cui non avevo fatto un solo acquisto di abbigliamento.

Comprare è un gesto banale che però, se praticato con parsimonia,  acquista significato! Puo’ essere veramente una piccola e pulitissima gioia del cuore, e farci grati e contenti come bambini.

Troppo spesso predichiamo bene e razzoliamo male: condanniamo il consumismo nelle chiacchiere da salotto, ma non sappiamo ritornare, nella pratica, ad uno stile di vita sostenibile (che, secondo interessanti proiezioni, è quello degli anni ’50 prima del boom economico:  con la bottiglia vuoto a rendere, il dolce alla domenica e gli abiti – sartoriali,  robusti e durevoli – acquisti rari e dispendiosi)

Oggi anche per le le famiglie modeste non portare a casa merci ogni giorno è diventato difficile; eppure, davvero, “less is more” : la quantità ci deruba della qualità delle esperienze .

Questa iniziativa molto interessante  puo’ guidare i piu’ pigri attraverso una  esperienza di ragionevole privazione e restituirci al contatto genuino con pochi, rispettati oggetti.  Si tratta di una sfida: siamo capaci di tenere nel cassetto, e di indossare, soltanto sei capi di abbigliamento, per sei settimane?

Un piccolo esperimento come questo puo’ davvero insegnarci molto su noi stessi.

il cliente fedele

dog-collarFare la spesa al supermercato fa parte della mia quotidiana jungla. Questo è un compito che assolvo con ottimismo e brio, facendo del mio meglio affinchè questa mia disposizione d’animo sopravviva al conto finale,  che riflette l’ ahimè costante aumento dei prezzi. Un po’ di economia domestica ed il buonumore regge, purchè non arrivi la cassiera di turno , allegra e solerte ( mi chiedo ogni volta: dietro incentivo o ricatto? ) , a propormi la cedola della raccolta punti fedeltà.

Un tempo  (stiamo parlando dell’era antecedente a quella del “cittadino consumatore”) la raccolta punti era un gioco da bambini. Essa imponeva alla zelante massaia di ritagliare e conservare una o due dozzine di “prove di acquisto” dalle confezioni di questo o quel prodotto. Previa spedizione del cedolino completo si poteva avere un “premio”:  un gingillo per bambini con i punti delle merendine, un vassoio, tazza, strofinaccio, tovaglia con logo pubblicitario con i punti del caffè, della mozzarella, della pasta; orologi o berretti firmati “Enrico Coveri” ( un mitologico brand creato appositamente allo scopo, forse? ) con i fustini del detersivo, e cosi’ via.

(Completai l’ultima raccolta punti di questo tipo nei primi anni 2000, quando raccolsi sei punti della carta igienica per ottenere un caricabatterie da cellulare a manovella, ricevuto ventun mesi dopo la spedizione del cedolino. Da allora non ne avvistai piu’, e credo di poterle definire del tutto estinte.)

Poi, lentamente ed inesorabilmente, la raccolta punti si è evoluta assieme alle abitudini di mercato. Dopo essere pressochè sparite dai singoli prodotti, le raccolte punti iniziarono a diventare appannaggio del supermercato. Una quindicina di anni fa il ricco catalogo di premi premiava, con elettrodomestici e complementi d’arredo, il fedelissimo capace di  raccogliere 500, 2000, addirittura 5000 punti spesa.    L’impresa era ardua, epica, forse impossibile. Forse per questo si passo’ alla bieca formulazione successiva: la raccolta punti con simbolico contributo in denaro, nella quale il consumatore raccoglie un discreto numero di bollini sul cedolino e  aggiunge una piccola somma, di molto inferiore al valore dell’oggetto, per ottenere il suo premio.

Passano gli anni, ed al consumatore sempre piu’ prono le recenti raccolte punti propongono sempre piu’ spesso  “esclusivi pezzi”  ( leggi: articoli invenduti sulla soglia dell’obsolescenza come valige, borse, caffettiere, tostapane di qualche anno fa) previa raccolta di numerosissimi bollini PIU’  ingente contributo in denaro, molto vicino al valore di mercato dell’oggetto e certamente decine di molto superiore al suo valore reale:  se ti dimostri cliente fedele al punto da spendere 500 € in poco piu’ di un mese puoi avere l’occasione di acquistare un paio di bicchieri a 2 € al pezzo, un piatto per 3,50 €, una brocca per 9 €, una tovaglia per 20; e cosi’ via.   In parole povere, la mia fedeltà viene premiata con l’opportunità di comprare fondi di magazzino a prezzo intero.

Malcelata nei bollini adesivi in carta dorata e luccicante,  la beffa è tanto amara da costituire, essa stessa, un danno morale.

Mi conforta la libertà di declinare l’invito ad accettare il cedolino.  Me ne vado senza bollini, certa che verrà in giorno in cui la cassiera di turno mi proporrà di conquistare , tramite coscienziosa raccolta punti e contributo in denaro, una ciotola di riso, un riparo per la notte, o – solo per i piu’ virtuosi –  un contrattino di lavoro interinale.  Spero tanto di potermi permettere, allora come oggi, il lusso di rifiutare.

Tutorial: Zainetto per l’Asilo

zainettoPrima di partire per le montagne vi lascio un  nuovo Tutorial , grazie al quale potrete sfruttare i prossimi 15 giorni di ferie per creare uno zainetto per l’ asilo del vostro bimbo o bimba.

Potete trovarlo qui !

Sarò felice di vedere le vostre creazioni; e non dimenticate, se il cucito vi appassiona, che siete i benvenuti sul mio gruppo dedicato agli autodidatti dell’ago e filo di ogni ordine e grado!

Buone Vacanze e Buon Lavoro,

 

 

il mago dei fornelli

mago fornelliIl fornello a induzione è una delle piu’ recenti ed apprezzate mode in cucina.

Dopo la cottura a micro-onde, quella a induzione è la nuova avanguardia della tecnologia nella preparazione del cibo: da ogni dove si levano voci entusiaste per la sua praticità. Il fatto di non avere una fiamma libera genera nell’utente un senso di sicurezza, specialmente quando, come spesso capita, ci sono bimbi nei paraggi.

Eppure, proprio come la cottura a microonde, la cottura ad induzione nasconde le sue insidie.

La cottura a termoinduzione funziona tramite emissione di EMF: onde elettromagnetiche del tutto simili a quelle utilizzate per la trasmissione dei telefoni cellulari.

In questo articolo si evidenzia come la quantità delle onde EMF trasmesse da una piastra ad induzione possa facilmente superare i limiti di sicurezza vigenti in EU. Tali limiti, lo ricordiamo, sono comunque insufficienti, in quanto le onde EMF sono dannose anche a bassa intensità , specialmente per l’embrione, il feto ed il bambino piccolo. L’uso del cellulare, ad esempio, è altamente sconsigliato fino ai 14 anni di età perchè solo allora il cranio raggiunge uno spessore tale da proteggere decentemente il cervello da occasionali esposizioni, e nonostante cio’ il rischio di tumore al cervello da EMF (spesso proprio per abuso di telefono cellulare) rimane alto anche nell’adulto.

Il paradosso è che, anzichè mantenere i limiti stabiliti nel 1998, l’ICNIRP  abbia pensato di alzare i livelli di esposizione sicura nel 2010; e non certo perchè la ricerca scientifica abbia, nel frattempo, fornito evidenza di innocuità delle EMF. Piu’ probabilmente si tratta di una decisione di convenienza fatta sulla base delle necessità dell’industria . niente di piu’ che un suggello ad uno stato di cose di fatto che non sembra interessante, utile nè conveniente regolamentare in modo stretto ed efficace.microtesla

(nel grafico è illustrato l’aumento della soglia di sicurezza dai valori stabiliti nel 1998 a quelli del 2010, io violazione aperta del principio di precauzione).

Non è responsabile nè corretto alzare la soglia di sicurezza in assoluta mancanza di studi consistenti che dimostrino l’innocuità di questi apparecchi domestici e delle radiazioni che essi emettono. E’ il solito esempio che illustra magistralmente come la salute pubblica abbia da passare in secondo piano rispetto alle necessità del progresso e delle esigenze di mercato…

La sicurezza della piastra ad induzione è valutata considerando una distanza dalla piastra di circa 30 cm; una distanza maggiore di quella che siamo abituati a tenere davanti ai fornelli.  Se già si possiede una piastra ad induzione, avere cura di non utilizzarla in gravidanza ; non permettere ai bambini di avvicinarsi ad essa quando è in funzione; non utilizzare utensili in metallo durante la cottura; ed utilizzare sempre pentole che coprano l’intera superficie della piastra (vedi questo studio ; altre interessanti linee guida per la sicurezza qui.)

Fonti dell’articolo linkato

Altre info su come ridurre le onde EMF nelle nostre abitazioni

Farinata di Ceci DIY

farinataLa farinata è un piatto tipico genovese che divide gli animi: o piace, o non piace. Ma quando piace…piace un sacco !

Per farla in casa, trovare una ricetta che “funzioni”, però, non è facile. Un po’ perchè ogni forno è diverso; un po’ perchè le dosi riportate sulle confezioni o nei siti di ricette online sono proprio, a mio umile avviso, sbagliate, e portano a tragici fallimenti oltrechè a teglie drammaticamente incrostate, capaci di far gettare la spugna alla piu’ determinata e volenterosa delle massaie.

Dopo molti esperimenti , ho quasi casualmente imbroccato le dosi  “giuste” per me e desidero condividerle con voi!

150 gr farina di ceci

500 ml acqua 

1/2 cucchiaino di sale

Olio extravergine di oliva

Teglia metallica (no teflon please!)

La farina di ceci va stemperata con l’acqua e sbattuta bene con una frusta in modo che non faccia grumi.

Deve poi riposare per 6-8 ore.  Per ridurre i tempi di fermentazione, si puo’ aggiungere un cucchiaino di aceto di mele all’impasto ( vi prometto che il sapore non si sentirà). Tuttavia non consiglio di farla riposare meno di 4-5 ore perchè il sapore e la digeribilità ne risentono grandemente.

Trascorso questo tempo, accendete il forno al massimo.  Mentre il forno si scalda, ungete uniformemente  una teglia (siate generosi, l’olio deve colare lungo le pareti) . Versate l’impasto nella teglia: deve rimanere alto fra 5 e 10 mm. Con queste dosi io faccio due teglie, una piccola e rotonda da 24 cm di diametro ed una media rettangolare 30×40 cm…. Lascio il calcolo delle superfici ai geometri !

Con la frusta, agitate bene il composto nella teglia in modo che l’olio, che tenderà ad affiorare in grosse gocce,  si mescoli uniformemente all’impasto.

Infilate la teglia nel forno accertandovi che sia “in bolla”. Qualora non lo fosse, la farinata non cuocerà uniformemente ed una parte della teglia rimarrà “nuda”. Potete aiutare la teglia a stare ben diritta infilandoci sotto un piccolo spessore realizzato con della carta stagnola.

Chiudete il forno ed aspettate con fiducia 20-40 minuti , a seconda del vostro forno. La farinata deve risultare ben dorata, con una crosticina croccante sulla superficie.

Estraete la farinata dal forno e lasciatela riposare 1-2 minuti nella teglia prima di tagliarla a pezzi e servirla ancora ben calda con verdure cotte o crude ( è ottima con il sauerkraut). La farinata calda ha la consistenza di una crema pasticcera molto soda, e raffreddandosi si addensa.

E’ ottima con una bella spolverata di pepe nero macinato di fresco!

Alcune virtù della farinata:

-non contiene glutine

-a differenza dei legumi interi, non fa gonfiare la pancia, non contenendo bucce

– è un piatto molto povero, adatto in tempi di crisi…

– essendo morbida ed appetitosa,  è adatta a tutta la famiglia, inclusi i bimbi in (auto)svezzamento

– essendo preparata con fermentazione, è molto digeribile , a patto di non essere consumata assieme a cereali o ad altri piatti proteici: il suo ideale complemento sono le verdure.

Spero di avervi ispirati!  Sarò felice di sapere come vanno i vostri esperimenti….

Un bambino in tasca

sonotuttimiei

Guest Post di Cristina da “SonoTuttiMiei

Avevo da poco partorito la mia quinta figlia. Cercavo sul web un supporto per portare che fosse più “fresco” della mia Tricot Slen (fascia lunga elastica, che avevo trovato ottima per il neonato, ma decisamente troppo calda per l’estate – e nemmeno adatta ad una bimba in crescita, o a sua sorella di due anni – ma questo allora non lo sapevo). 

Senza nessuna conoscenza specifica, e senza nessuno con cui confrontarmi (avevo visto una mia vicina di casa portare la figlia, ma lei non aveva grande interesse per i vari supporti, aveva una Didymos lunga lunga che portava con molti nodi per accorciarla un po’), quando mi sono imbattuta in questa frase “un bambino in tasca”, mi sono incuriosita e fermata. Tra tutto quello che avevo trovato sul web, finalmente incontravo una mamma, una persona “vera”. Così mi sono azzardata a scriverle, raccontandole la nostra storia di famiglia numerosa, sperando magari di strapparle pure uno sconticino. È così che entrato il primo Gradipo in casa mia: da allora avrei imparato a conoscere anche la sua “mamma” Candida – Anilina – che ovviamente non solo mi ha fatto lo sconto, ma mi ha aiutata a scegliere modello e tessuto, ha “ascoltato” virtualmente i miei racconti delle prime esperienze con la sua pouch, e nel tempo è diventata, posso proprio dirlo, una delle mie più care amiche. 

Da allora la famiglia è cresciuta ancora, sia quella biologica (a ottobre siamo stati benedetti con la nascita del sesto figlio), sia la famiglia delle fasce: i Gradipi sono diventati due, poi tre, è arrivato un mei-tai (la Tricot Slen prestata ad una amica ha fatto purtroppo una brutta fine), è arrivata in regalo da Candida una nuova fascia semi-elastica (in un incrocio virtuale e virtuoso di amicizia con Glores), poi due “rigide”, una ad anelli, che se ne è andata velocemente quasi quanto è arrivata (non fa proprio per me), e la nostra storia di “portatrice” e “portati” continua, con entusiasmo.

Nel tempo sono cresciute le informazioni, ho incontrato, almeno virtualmente, tante altre mamme che portano, ho letto blog, conosciuto mamme che producono, frequentato gruppi su Facebook e letto blog. Il mese scorso ho persino fatto lo “sforzo” di comprare il libro di Ester Weber “Portare i piccoli” (credevo erroneamente che fosse un testo utile solo a chi porta con la fascia lunga, invece la parte meno “tecnica” è proprio quella che mi ha attratta di più). Parole come “cross twill”, “double hammock”, “rucksack” sono diventate familiari, a me e alla mia famiglia che mi sente sproloquiare e soprattutto mi vede portare con gioia l’ultimo arrivato. 

Posso dire che l’esperienza di mettere un figlio “in tasca”, pancia a pancia, sul fianco, sulla schiena, ha arricchito me, la mia famiglia, e i miei figli… e siccome ho il vizio di filosofeggiare, devo dire che (anche e purtroppo in seguito ad alcune polemiche scatenate sul web) ho iniziato a darmi le ragioni, anche formalmente, di tutta questa passione per una pratica tanto antica quanto, nella nostra cultura, nuova e da riscoprire. 

Portare i miei figli è iniziato con le mie braccia, prima di scoprire i supporti: proprio per questo ho notato subito quel pezzo di stoffa colorata che sosteneva la figlia della mia vicina, e ho iniziato a cercare qualcosa di analogo per me (lei lo aveva ricevuto in regalo e non sapeva darmi indicazioni!).

Io credo che nell’esperienza del portare una mamma ed un bambino possano sperimentare un modo “vero” di stare insieme: un luogo di riconoscimento, di scambio, di appartenenza. Ringrazio di avere avuto la possibilità di conoscere e sperimentare questo luogo, grazie alla passione che Candida mette nel suo lavoro, il suo essere anzitutto mamma, e amica.

In questo particolare momento della nostra vita, io e il mio piccolino stiamo scoprendo la fascia lunga, sto sperimentando tessuti e legature, il portare mi fa sentire anche più femminile (in un momento della vita, quella alle prese con un neonato, in cui noi mamme veniamo sempre dipinte come spettinate – e questo per me è vero sempre! – sciatte e con le occhiaie e i vestiti sporchi di rigurgito). Ho persino un Gradipo coordinato al cappello (che nasconde il problema capelli spettinati!). 

Portare costituisce poi uno spazio sacro per me e il mio bambino, me ne accorgo quando siamo in giro, e lui curioso si guarda intorno – ha ora sei mesi – ma quando inizia la stanchezza affonda il volto sul mio petto, e si trova sicuro e pronto al riposo. Quando lo porto sulla schiena mi rendo conto che davvero l’educazione prima che insegnare “come” fare, è un fare “con”, fare insieme: mio figlio segue i miei gesti, li fa insieme a me, come quando era dentro di me, ma in un “passo” successivo della sua crescita, mentre inizia ad avere consapevolezza del mondo fuori di lui. 

Io amo i miei supporti, sono proprio il tramite “fisico” di questo rapporto, il simbolo del legame e insieme del distacco tra me e il mio bambino (la fascia ci “lega”, ma ne abbiamo bisogno perché abbiamo già vissuto una separazione, in una storia di lento distacco che porterà lui alla pienezza del proprio riconoscimento, in rapporto con me – anzitutto – e con il resto della realtà). Quando ho prestato il mio primo Gradipo non vedevo l’ora che tornasse, e ora non lo presterei più (mi sono affezionata meno al secondo, che ho usato per poco tempo, ora presterei quello!). Sono grata a Candida che me l’ha cucito con amore, e alle altre mamme che ho incontrato in questa avventura, che mi hanno suggerito tipi diversi di supporti, varie legature, mi hanno raccontato la loro esperienza, condiviso le loro scoperte. Sono contenta di avere ancora un po’ di tempo davanti (e invidiosa delle giovani neo-mamme, che pensano già al prossimo cucciolo da portare, quando io ormai sono in dirittura d’arrivo). 

La manina del mio cucciolo che spunta dalla fascia, a pochi giorni dalla sua nascita, oppure i suoi occhietti curiosi che si guardano intorno dal suo rifugio caldo: quando penso al portare ho queste immagini nella mia mente (oltre alle decine di splendidi tessuti, colori e fantasie che mi piacerebbe sperimentare…)

Sono immagini di grande bellezza, la bellezza di un bambino stretto al seno di sua madre…

 

insolito pensiero giallo

Come al solito, per la “Festa della Donna” si sprecano le banalità neo-e-vetero-femministe, ma quest’anno non vi annoierò deplorandole. mimosaChi, come me,  ne è arcistufa oggi puo’ dedicarsi ad una lettura utile e del tutto scevra dal vittimismo di categoria.
Vi parlo di una nostra gialla amica…. E’ la mimosa?

No!

E’ la spezia Curcuma.curcuma

La Curcuma è nota anche come “zafferano indiano”. Assai meno pregiata del nostro fiore, è anche meno indicata per fare il risotto. Miscelata invece ad altre spezie come cumino, chili e coriandolo compone e dà colore alla miscela del noto curry .

Come molte altre spezie la Curcuma è una vera e propria bomba nutrizionale, un concentrato di sostanze preziose per il nostro organismo, sostanze di cui le nostre diete sono sempre piu’ carenti e di cui il nostro corpo, sottoposto ad insulti quotidiani, ha sempre piu’ bisogno.

In particolare la Curcuma esplica una attività protettiva e curativa nei confronti del cancro, in special modo del cancro al seno. La curcumina , che induce l’ apoptosi (il “suicidio”) delle cellule cancerose, è attiva anche sui tumori piu’ aggressivi, che rispondono meno alle terapie convenzionali , e non interferisce con l’ efficacia delle altre cure.

Le voci ufficiali non si pronunciano ancora sulla curcumina, ma ci sono molti studi promettenti già pubblicati o in corso (svariati links in calce a questo post). Piu’ interessante per i profani è l’ illuminante testimonianza di questa donna inglese che, dopo la chirurgia,  ha scelto di cambiare radicalmente il suo stile di  vita, adottando una dieta speciale e sostituendo la terapia convenzionale per la prevenzione delle ricadute con un abbondante uso di curcuma.

Il modo migliore di assumere questa spezia?  A crudo o con leggera cottura, accompagnata da olio di oliva e pepe nero. Il medium oleoso e la piperina presente nella spezia piccante ne accentuano infatti la biodisponibilità.

…Avete bisogno di altri buoni motivi per usare la curcuma?

1.  E’ un antisettico naturale. Puo’ anche essere utilizzato su ustioni e ferite.
2. Disintossica il fegato
3. Previene l’insorgenza di moltissimi tipi di tumore
4.E’ un antinfiammatorio naturale
5. E’ un potente antiossidante.
6. E’ un analgesico naturale (utile anche per i crampi mestruali!).
7.Previene e rallenta il morbo di Alzheimer riducendo la placca amiloide nel cervello
8. E’ famosa nella medicina cinese come trattamento antidepressivo.
9. Migliora il metabolismo dei grassi e favorisce la perdita di peso
10. Impedisce la crescita di vasi sanguigni nei tumori
11.Favorisce la rigenerazione epiteliale: è un trattamento di bellezza dall’interno                                    12. E’ utile nel trattamento della psoriasi e di altre condizioni infiammatorie della pelle.

Info

Sano e…Forte! (repost)

A grande richiesta, dedicato agli iscritti del ns gruppo  “Laboratorio di Salute Responsabile , un utilissimo repost dal vecchio blog Gradipo.

 

cayennepIn erboristeria il peperoncino (in particolare la varieta’ Cayenne) e’ considerato il re delle erbe medicinali. Il suo principio attivo, la Capsaicina, ha grandi proprietà analgesiche, antinfiammatorie ed antiossidanti.

E’ un vero e proprio farmaco naturale, di gran lunga piu’ valido ed efficace di molti medicinali “veri”.

Cospargendo le ferite con la polvere di peperoncino, ad esempio, se ne ottiene la disinfezione, l’immediata cessazione del sanguinamento ed una rapida e completa guarigione, senza cicatrici. Contrariamente a cio’ che ci si potrebbe aspettare, il peperoncino non brucia affatto sulle ferite.

Il peperoncino , ricco di Vitamina A, Vitamina C e Vitamina B6, e’ molto utile per rinforzare le difese dell’organismo in caso di raffreddore, influenza ed affezioni respiratorie. Aiuta nel combattere le infezioni di ogni tipo, è antinfiammatorio e potenzia l’effetto delle erbe medicinali a cui viene associato.

Il peperoncino e’ infatti uno stimolante potentissimo di tutte le normali funzionalita’ dell’organismo: favorisce la digestione,l’ ossigenazione del sangue e di tutti i tessuti, la regolazione della pressione, l’ espulsione delle tossine e molto altro ancora, come potete leggere a questo generico link in italiano

E’ un toccasana per l’apparato cardiovascolare, e preso tempestivamente ha salvato piu’ di una persona colpita dall’ictus o dall’attacco cardiaco !

Il peperoncino e‘ veramente un farmaco salvavita, che sarebbe bene portare sempre con se’.

Per gli usi ed i dosaggi nelle emergenze, e per una ricetta casalinga di tintura di peperoncino, vedere questo prezioso link.

Per essere efficace il peperoncino va assunto per bocca e non in capsule! La mucosa della bocca infatti e’ responsabile di buona parte dell’assorbimento dei suoi preziosi nutrienti, e prepara lo stomaco allo “shock”. Puo’ essere bene iniziare a prenderlo ai pasti e in piccole dosi se non si e’ abituati! Per meglio sopportarne gli effetti, e’ utile ricordare che il peperoncino, anche quando e’ cosi’ forte da provocare lacrimazione, sudore e starnuti, non ha mai effetto ustionante, e non danneggia i tessuti:  il suo bruciore non rappresenta mai un pericolo per l’organismo, ma e’ soltanto un sintomo dell’aumento della circolazione periferica del sangue.

Piu’ e’ forte, e piu’ fa bene! Mezzo cucchiaino tre volte al giorno, sciolto in una tazza di acqua calda, con un po’ di miele e di succo di limone, mantiene in ottima salute.