Il tempo passa, e cresce la consapevolezza del problema ambientale. Sempre piu’ persone si rendono conto di trovarsi in una situazione in cui affidarsi al naturale corso delle cose non basta piu’ a tutelare la salute propria e dei familiari: l’inquinamento è tanto , e tale, che il vaso è ormai colmo, e non appare saggio scegliere con leggerezza, rischiando ogni volta di scomodare la proverbiale goccia.
Si fanno strada medicina alternativa, fitoterapia, cura scrupolosa per l’alimentazione, approcci olistici alla persona e agli ambienti di vita quotidiana. Questo è encomiabile , e vedere tanta buona volontà mi scalda il cuore. Devo ammettere che l’onda riformatrice dei “sempre meno pochi” è in linea con le mie migliori aspettative.
Frequentando i gruppi di genitori “illuminati”, però – genitori che si impegnano in prima persona in strategie al contempo tradizionali ed innovative , dall’ EC alla dieta vegana , all’educazione montessoriana, i giocattoli educativi, e molto altro – riscontro spesso un serpeggiante sentimento di sconforto.
Questo è comprensibile. Le informazioni “negative” sono moltissime; processarle , esserne il filtro e l’interprete, farsi carico della loro trasformazione in prassi quotidiana, ha un prezzo. Ne risulta spesso un sentimento di amarezza, di impotenza, di sfiducia nei confronti degli enti istituzionali , di misantropia, di disfattismo.
Il genitore informato troppo spesso è un genitore angosciato, spaventato, deluso. Assorbe da ogni parte informazioni sconcertanti , e spesso persino contrastanti fra loro. E’ confuso e disorientato. E’ dispiaciuto, talvolta apertamente rabbioso per non riuscire a fare di piu’ , e meglio, per “la salvezza” dei propri figli.
Questo stato mentale è comprensibile; eppure, è una trappola rischiosa. Si ha paura, e la paura irrigidisce. L’irrigidimento a sua volta rende scricchiolanti e dolorosi tutti quei movimenti che nella quotidianità della vita familiare normalmente hanno una piacevole fluidità e costituiscono la natura piu’ profonda della cura e del calore che si vivono in un sano nido casalingo.
Pian piano l’attenzione meticolosa al dettaglio si trasforma in nevrosi o in ossessione, e finisce per avvelenare il nostro rapporto con le persone e con le cose.
Si ha quindi il caso della madre vegetariana che aggredisce la maestra perchè il bambino , durante il pasto , ha assaggiato la carne dal piatto di un compagno; del padre che non permette al bambino di salutare la zia al cellulare per farle gli auguri di compleanno, neppure col vivavoce, per evitare l’esposizione a EMF; dei genitori che insistono con rimedi della nonna in casi di notevole gravità.
In particolare l’attenzione al cibo sano sconfina nell’ortoressia, che è considerata alla stregua degli altri e piu’ noti disturbi alimentari: in alcuni casi l’osservanza religiosa della dieta sana non permette alla persona di mangiare fuori in compagnia, perchè in nessun ristorante esiste un cibo degno, per lei, di essere mangiato.
In effetti , esaminando la situazione da un punto di vista del tutto oggettivo, non possiamo esimerci dall’ammettere che l’aria terrestre non è piu’ degna di essere inspirata, perchè ovunque, anche nei luoghi piu’ impervi e dimenticati, essa contiene contaminanti dispersi dall’uomo . La questione è innegabilmente reale, ha una sua consistenza.
Tuttavia l‘informazione, se ha da essere fatta, deve avere lo scopo di migliorare le nostre vite, non di renderle un salto nel buio, in un inferno di proibizioni e di sensi di colpa. Una vita del genere non sostiene, non nutre, non rafforza i nostri figli. Otteniamo, nonostante le nostre eroiche fatiche , il risultato opposto a quello per cui crediamo di lottare.
Di pari passo all’acquisizione di nuove informazioni è necessario l’aggiustamento , nella pratica, delle attuali strategie. Ci occorre elasticità per crescere di pari passo ai nostri figli: dobbiamo continuamente cambiare, provare nuove strade, sperimentare nuove soluzioni, in ogni ambito. Bisogna essere pronti a rimettersi incessantemente in gioco e a correggere il tiro, anche quando questo ci rende un po’ incoerenti agli occhi di un mondo cui un po’ troppo spesso, sentendoci sotto ai riflettori, raccontiamo le nostre scelte con toni veementi e un po’ apocalittici, che rendono bruciante una successiva ritirata.
Bisogna essere pronti ad accogliere le informazioni difficili, tradurle in pratica e farne i nostri “attrezzi di lavoro” . Ma occorre anche essere capaci di dimenticarle non appena entriamo nella piu’ delicata sfera emotiva. Agire in modo sostenibile e costruttivo ha infatti, come suo corrispettivo, sul piano interiore, il coltivare un amore spassionato per la realtà in tutte le sue declinazioni, anche in quelle meno felici; un sentimento che ci permetta di curarla come una piantina un po’ patita, con calma e pazienza, senza arrabbiarci perchè non cresce, perchè ha poche foglie, perchè non è verde e rigogliosa come avevamo sperato.
I nostri figli non meritano soltanto l’alto contatto in fascia, il giocattolo in legno, i granuli omeopatici, i biscotti fatti in casa senza glutine, la scuola libertaria o Montessori, i pannolini in stoffa, e tutte le altre cose belle ed utili che popolano il nostro mondo di “genitori consapevoli”. Essi meritano anche , e soprattutto, il nostro equilibrio e la nostra serenità. Meritano che noi trasmettiamo loro, attraverso scelte coscienziose, l’ amore per la vita, non il terrore di una cattiva morte.
La consapevolezza piu’ profonda e preziosa che possiamo trasmettere ai nostri bambini si puo’ riassumere nel messaggio: ” Tu sei amato. La Terra è un bel posto in cui vivere”. Il resto del nostro lavoro , ed il tormento interiore che spesso ne deriva, è la nostra nemesi generazionale; ma non deve diventare il loro fardello. Dopo aver smantellato i vecchi idoli, dobbiamo portare fuori le macerie in silenzio, senza caricarle sulle loro giovani spalle.
Perciò credo che sia fondamentale avere cura di sè e dei propri pensieri : coltivarli come un giardino scegliendo le sementi giuste, sfoltendo le erbacce, riassettando i viali, potando gli alberi da frutto e creando spazi ordinati in cui sia possibile interagire con gli altri in serenità. Questo equilibrio dell’anima non è la destinazione, ma il punto di partenza per un mondo migliore, e merita quindi di essere il primo obiettivo da perseguire, il primo orizzonte a cui tendere noi , genitori e non solo, in quanto uomini e donne di buona volontà.