il terzo comodo

three-things-fingers-hand1Quando si parla di figli, secondo la mia amica Cristina , “tre è il minimo numero perfetto“.

(Del resto, lei ne ha sette.)

Non è facile spiegare che cosa cambi l’arrivo del terzo figlio nella famiglia del Mulino Bianco : Lui, Lei, bimbo e bimba ( in ordine variabile). Posso tutt’al piu’ cercare di raccontarvelo cosi’ come è stato per me, per noi.

Mia madre mi ripeteva , mentre aspettavo il secondo bambino: ” Con un figlio si diventa genitori, con due figli si è una famiglia”.  Insomma, il minimo numero perfetto  sembrava essere due.

Ma due  bambini sono facilmente rivali. L’altro è unico possibile alleato ed unico possibile nemico. Il rapporto è permeato da una grande ed irrisolvibile ambivalenza. La gelosia è una e puo’ arrivare ad sembrare insormontabile. Il piu’ grande non riesce a rinunciare al suo primato ed il piu’ piccolo non accetta i limiti della sua subalternità. Entrambi si sentono , e in qualche maniera risultano realmente, in difetto.

Il terzo bimbo sconvolge questo orizzonte aprendolo a nuove e infinite possibilità. Improvvisamente l’Altro è una dimensione piu’ varia. Il rivale non ha sempre lo stesso volto e c’è sempre una compagnia di  riserva quando le cose vanno storte.

Le ragioni e il torto vengono distribuiti in maniera piu’ rilassata ed  equanime: e’ piu’ facile accettare che  il gelato, la sbucciatura al parco, la sgridata, l’influenza, la promessa dimenticata,  il giorno di sciopero da scuola  capitino “oggi a me , domani a te,  dopodomani a lui “. E’ la vita: varia e meravigliosa, se la si prende con filosofia.

I ruoli sono piu’ effimeri. Difficilmente i rapporti si cristallizzano fra tre fratelli,  ed è minore il rischio di  essere ingabbiati dal proprio posto nella gerarchia familiare.  Veder accudire i piu’ piccoli non  suscita solo gelosie, ma anche tenerezza, senso di responsabilità e persino  rassicurazione, quando il fratello maggiore percepisce che quelle stesse cure sono state prima rivolte a lui.

La famiglia è costretta ad organizzarsi decentemente . I padri piu’ riottosi rientrano nei ranghi e si rimboccano le maniche  e aiiutano,  a occhio e croce  circa il 30% in piu’ . Non è piu’ permesso di lasciare indietro piatti da fare o lavatrici da stendere: ormai è semplice sopravvivenza, e uno sgarro puo’ degenerare in emergenza sanitaria. Alla sera , distrutti, ci si rivede volentieri. Tutti hanno qualcosa da raccontare ed il caos è ormai diventato fisiologico, percio’ si brontola meno.

Gli abiti vengono sfruttati fino al lumicino saltando da un bimbo all’altro. Il look vintage è assicurato senza passare da quella adorabile boutique in stile retro’. Ci passo lo stesso, per un saluto a Caterina !  Ma non le porto piu’ i miei biscotti fatti in casa: quando li sforno finiscono troppo in fretta, rubati da manine che di giorno in giorno si fanno piu’ agili e meno grassottelle.    Poverina….quando usciamo da li’ il negozio è sottosopra , e lei pare avere messo le dita nella presa dell’alta tensione.  E’ un’altra gioia del numero tre: creare scompiglio  nell’esistenza altrui con minimo sforzo.

Le vacanze sono un delirio. Ma , appunto, la cosa non sorprende piu’. In alcuni momenti (magari non quando si è appena perso il treno) ci si puo’ addirittura compiacere del proprio aspetto folcloristico ed indulgere in una foto di gruppo.

Bisogni primari. Andare al bagno è un diritto inalienabile. Se non avete due stanze da bagno, preparatevi a stare in coda o a sgomitare per le vostre esigenze di toilette e ad abituarvi a asciugamani sempre umidi, a spazzole intasate da capelli di bambola, ad orride visioni di pannolini lavabili abbandonati nel secchio per inseguire un marmocchio seminudo e  fuggitivo, e soprattutto allo scarico del lavandino Montessori  permanentemente ostruito da piccoli oggetti . ( Come? Non avete un lavandino Montessori, dite…? Sì, che l’avete: tutti gli italiani ne hanno uno in casa… )

Ripetizioni.  Molti perfetti estranei,  dopo aver contato i vostri figli ed avere appurato che risalgono a voi,  si sentiranno in dovere di darvi lezioni sul come nascono i bambini.  Un ripasso può sempre essere utile.  Grazie di cuore…!

 L’invasione delle cavallette. Il frigorifero  sorride per circa 36h dopo la spesa, prima di apparire di nuovo vuoto; il momento della preparazione del pasto è scandito da ululati di fame ed incursioni non autorizzate nella dispensa.

Lessico famigliare. I modi di dire, l’umorismo surreale,   le parole strambe, le consuetudini bizzarre avranno la meglio su di voi.  Anche se foste oggetto di spionaggio ed intercettazioni, nessuno potrebbe mai capire quello che si dice in casa vostra.

In buona sostanza, se con un figlio si diventa genitori, e con due famiglia, con tre si diventa un’orda.  Una tribu’. Un circo. Una squadra.  Un lazzaretto, quando passa il virus stagionale.Un carrozzone hippie. Un quadretto da cartolina…e molto, molto, molto altro.

Una cosa è certa, Cristina ha ragione : tre è davvero il (mio) (minimo) numero perfetto. Più oltre,  non so; se dovessi mai scoprirlo,  ve lo farò sapere.

l’equazione impossibile

less-is-more-300x300Recentemente ho comprato due (comunissimi) indumenti nuovi dopo 12 mesi in cui non avevo fatto un solo acquisto di abbigliamento.

Comprare è un gesto banale che però, se praticato con parsimonia,  acquista significato! Puo’ essere veramente una piccola e pulitissima gioia del cuore, e farci grati e contenti come bambini.

Troppo spesso predichiamo bene e razzoliamo male: condanniamo il consumismo nelle chiacchiere da salotto, ma non sappiamo ritornare, nella pratica, ad uno stile di vita sostenibile (che, secondo interessanti proiezioni, è quello degli anni ’50 prima del boom economico:  con la bottiglia vuoto a rendere, il dolce alla domenica e gli abiti – sartoriali,  robusti e durevoli – acquisti rari e dispendiosi)

Oggi anche per le le famiglie modeste non portare a casa merci ogni giorno è diventato difficile; eppure, davvero, “less is more” : la quantità ci deruba della qualità delle esperienze .

Questa iniziativa molto interessante  puo’ guidare i piu’ pigri attraverso una  esperienza di ragionevole privazione e restituirci al contatto genuino con pochi, rispettati oggetti.  Si tratta di una sfida: siamo capaci di tenere nel cassetto, e di indossare, soltanto sei capi di abbigliamento, per sei settimane?

Un piccolo esperimento come questo puo’ davvero insegnarci molto su noi stessi.

il salto nella luce

luce

Il tempo passa, e cresce la consapevolezza del problema ambientale. Sempre piu’ persone si rendono conto di trovarsi in una situazione in cui affidarsi al naturale corso delle cose non basta piu’ a tutelare la salute propria e dei familiari:  l’inquinamento è tanto , e tale,  che il vaso è ormai colmo, e non appare saggio scegliere con leggerezza, rischiando ogni volta di scomodare la proverbiale goccia.

Si fanno strada medicina alternativa, fitoterapia, cura scrupolosa per l’alimentazione, approcci olistici alla persona e agli ambienti di vita quotidiana. Questo è encomiabile , e vedere tanta buona volontà mi scalda il cuore.  Devo ammettere che l’onda riformatrice dei “sempre meno pochi”  è in linea con le mie migliori aspettative.

Frequentando i gruppi di genitori “illuminati”, però –  genitori che si impegnano in prima persona in strategie al contempo tradizionali ed innovative , dall’ EC alla dieta vegana , all’educazione montessoriana, i giocattoli educativi, e molto altro –  riscontro spesso un serpeggiante sentimento di sconforto.

Questo è comprensibile. Le informazioni “negative” sono moltissime; processarle , esserne il filtro e l’interprete, farsi carico della loro trasformazione in prassi quotidiana, ha un prezzo. Ne risulta spesso un sentimento di amarezza, di impotenza, di sfiducia nei confronti degli enti istituzionali , di misantropia, di disfattismo.

Il genitore informato troppo spesso è un genitore angosciato, spaventato, deluso.  Assorbe da ogni parte informazioni sconcertanti , e spesso persino contrastanti fra loro. E’ confuso e disorientato. E’ dispiaciuto, talvolta apertamente  rabbioso per non riuscire a fare di piu’ , e meglio, per “la salvezza” dei propri figli.

Questo stato mentale è comprensibile; eppure, è una trappola rischiosa. Si ha paura, e la paura irrigidisce. L’irrigidimento a sua volta  rende scricchiolanti e dolorosi tutti quei movimenti che nella quotidianità della vita familiare normalmente hanno una piacevole fluidità e costituiscono la natura piu’ profonda della cura e del calore che si vivono in un sano nido casalingo.

Pian piano l’attenzione meticolosa al dettaglio si trasforma in nevrosi o in ossessione, e finisce per avvelenare il nostro rapporto con le persone e con le cose.

Si ha quindi il caso della madre vegetariana che aggredisce la maestra perchè il bambino , durante il pasto , ha assaggiato la carne  dal piatto di un compagno; del padre che non permette al bambino di salutare la zia al cellulare per farle gli auguri di compleanno, neppure col vivavoce,  per evitare l’esposizione a EMF; dei genitori che insistono con rimedi della nonna in casi di notevole gravità.

In particolare l’attenzione al cibo sano sconfina nell’ortoressia, che è considerata alla stregua degli altri e piu’ noti disturbi alimentari: in alcuni casi l’osservanza religiosa della dieta sana non permette alla persona di mangiare fuori in compagnia, perchè in nessun ristorante esiste un cibo degno, per lei,  di essere mangiato.

In effetti , esaminando la situazione da un punto di vista del tutto oggettivo, non possiamo esimerci dall’ammettere che l’aria terrestre non è piu’ degna di essere inspirata,  perchè ovunque, anche nei luoghi piu’ impervi e dimenticati, essa contiene contaminanti dispersi dall’uomo . La questione è innegabilmente reale, ha una sua consistenza.

Tuttavia l‘informazione, se ha da essere fatta, deve avere lo scopo di migliorare le nostre vite, non di renderle un salto nel buio, in un inferno di proibizioni e di sensi di colpa. Una vita del genere non sostiene, non nutre, non rafforza i nostri figli. Otteniamo, nonostante le nostre eroiche fatiche , il risultato opposto a quello per cui crediamo di lottare.

Di pari passo all’acquisizione di nuove informazioni è necessario l’aggiustamento , nella pratica, delle attuali strategie. Ci occorre elasticità per crescere di pari passo ai nostri figli: dobbiamo continuamente cambiare, provare nuove strade, sperimentare nuove soluzioni, in ogni ambito. Bisogna essere pronti a rimettersi incessantemente  in gioco e a correggere il tiro, anche quando questo ci rende un po’ incoerenti agli occhi di un mondo cui  un po’ troppo spesso, sentendoci sotto ai riflettori,  raccontiamo le nostre scelte con toni veementi e un po’ apocalittici, che rendono bruciante una successiva ritirata.

Bisogna essere pronti ad accogliere le informazioni difficili, tradurle in pratica e farne i nostri “attrezzi di lavoro” . Ma occorre anche essere capaci di dimenticarle  non appena entriamo nella piu’ delicata sfera emotiva. Agire in modo sostenibile e costruttivo  ha infatti, come suo corrispettivo, sul piano interiore, il coltivare un amore spassionato per la realtà in tutte le sue declinazioni, anche in quelle meno felici;  un sentimento che ci permetta di curarla come una piantina un po’ patita, con calma e pazienza, senza arrabbiarci perchè non cresce, perchè ha poche foglie, perchè non è verde e rigogliosa come avevamo sperato.

I nostri figli non meritano soltanto l’alto contatto in fascia,  il giocattolo in legno, i granuli omeopatici, i biscotti fatti in casa senza glutine, la scuola libertaria o Montessori, i pannolini in stoffa, e tutte le altre cose belle ed utili che popolano il nostro mondo di “genitori consapevoli”. Essi meritano anche , e soprattutto, il nostro equilibrio e la nostra serenità. Meritano che noi trasmettiamo loro, attraverso scelte coscienziose, l’ amore per la vita, non il terrore di una cattiva morte.

La consapevolezza piu’ profonda e preziosa che possiamo trasmettere ai nostri bambini  si puo’ riassumere nel messaggio: ” Tu sei amato. La Terra è un bel posto in cui vivere”. Il resto del nostro lavoro , ed il tormento interiore che spesso ne deriva, è la nostra nemesi generazionale; ma non deve diventare il loro fardello. Dopo aver smantellato i vecchi idoli, dobbiamo portare fuori le macerie in silenzio, senza caricarle sulle loro giovani spalle.

Perciò  credo che sia fondamentale avere cura di sè e dei propri pensieri :  coltivarli come un giardino scegliendo le sementi giuste, sfoltendo le erbacce, riassettando i viali, potando gli alberi da frutto e creando spazi ordinati in cui sia possibile interagire con gli altri in serenità. Questo  equilibrio dell’anima non è la destinazione,  ma il punto di partenza per un mondo migliore, e merita quindi di essere il primo obiettivo da perseguire, il primo orizzonte a cui tendere noi , genitori e non solo,  in quanto uomini e donne di buona volontà.

bellezza antica (repost)

La Weston Price Foundation e’ un’associazione che si propone di diffondere le scoperte del dentista americano Weston Price a proposito della stretta relazione fra dieta e salute fisica.

pacific_islander_1Durante i suoi lunghi viaggi Price studio’ da vicino molte popolazioni primitive in svariati paesi del globo, riscontrando enormi differenze nelle loro diete, ma allo stesso tempo notando un’ottima salute fisica, specialmente per quanto riguarda la salute generale ( assenza di patologie degenerative), ma soprattutto dentale : denti perfettamente allineati ed assenza di carie dentaria, nonostante l’assenza di una corretta igiene orale.

Price attribui’ l’ottima salute dei primitivi all’ assenza di cibi raffinati nelle diete di questi individui, notando che ogniqualvolta la dieta primitiva veniva abbandonata in favore di una dieta da “civilizzati” ( ricca di zucchero raffinato, farine bianche e cibi confezionati ) improvvisamente facevano la loro comparsa denti storti, mancata eruzione dei denti del giudizio, e carie dentaria.

Secondo Price infatti la malnutrizione , specialmente nei primi anni di vita, provoca un’inadeguato sviluppo delle ossa facciali e del palato, producendo individui dai visi allungati nelle cui bocche non c’e’ abbastanza spazio per tutti i denti. Nel libro di Price, “Nutrition and Physical Degeneration” si osservano le belle immagini dei primitivi dalle dentature perfette e dai visi larghi e squadrati.

I popoli studiati da Price seguivano diete molto diverse fra loro, ma tutti consumavano cibi integri e molto ricchi di elementi nutritivi. Nessuna di queste diete ometteva completamente il consumo di alimenti di origine animale, ed in tutte abbondavano alimenti consumati crudi.

Il consumo eccessivo di zuccheri e di cereali, raffinati e/o preparati frettolosamente, e’ deleterio per la salute fisica.
Sulla corretta preparazione dei cerali ho trovato un articolo interessante in italiano qui . Per chi legge bene l’inglese Wise Traditions offre davvero moltissimi approfondimenti interessanti. Per leggere il libro di W.Price in versione integrale , e vedere alcune immagini come quella qui sopra, ecco il link

Questo articolo, postato originariamente sul vecchio Blog Anilina l’11 Maggio 2008, merita una rispolverata; sia perchè sempre di piu’ si parla dell’argomento ( ho recentemente incontrato questo link sulla mia bacheca di Facebook ), sia perchè adesso esiste un interessantissimo blog italiano dedicato alle “Tradizioni Nutrienti“, completo di ricette e di consigli utili per portare nel quotidiano queste interessanti scoperte.

un Bel Pericolo Ambientale…

hormone bpa
…il BPA. Tutti sanno cos’è da quando è stato rimosso dai biberon in plastica che hanno nutrito una intera generazione di bambini. Sono lontani i tempi in cui rischiai il linciaggio su un noto forum di mamme italiano per aver insinuato che quella plastica “sicura” (già vietata in Canada) fosse pericolosa.
Eppure…

bpa1…eppure il BPA è ancora in circolazione.   E’ uno degli inquinanti piu’ comuni, presente nella quasi totalità  della popolazione umana nei paesi industrializzati  ( nel 100% dei campioni esaminati in questo studio sull’esposizione fetale a questo contaminante).

Ma quali sono le fonti di esposizione a BPA?  Perchè la legge sui biberon non basta?

Molto semplicemente, perchè ci sono moltissime fonti di esposizione delle quali la maggior parte delle persone non è assolutamente al corrente. vediamole nel dettaglio.

7 bpa1)Gli utensili da cucina riutilizzabili (esclusi gli usa e getta, le cui insidie sono altre ), realizzati in plastica dura e trasparente (spesso contrassegnata dal marchio “7” circondato da un triangolo di frecce,  impresso nella plastica sul fondo del recipiente) :  caraffe, bicchieri e ciotole di plastica, posate da insalata, spremiagrumi e, dulcis in fundo…brocche per la depurazione dell’acqua  (intelligente, no ?)

SOLUZIONI: usare utensili in legno, vetro, acciaio. Usare la plastica il meno possibile.  Ci sono plastiche meno reattive ( come il polipropilene, marchio PP, numeri 2, 4 e 5), ma possono rilasciare altri contaminanti. Gettare via le plastiche velenose oppure quelle di cui non siamo sicuri.

bpa rec2) Gli scontrini,  fiscali e non  . Si, proprio quelli che conservate nella borsa, nel portafoglio, nelle tasche della giacca….quelli che servono per la garanzia e per l’eventuale cambio dei vostri acquisti piu’ costosi.  Quelli che la commessa porge in mano a vostro figlio per farlo sentire importante. Quei pezzetti di carta essenziali per le tasche del nostro premuroso stato, che deve racimolare fondi per acquistare un altro po’ di materiale bellico  . Gli ubiqui amici del fisco spandono BPA ovunque : sono realizzati in carta chimica termosensibile,  velata da una impalpabile, invisibile, penetrante polverina magica che permette alla carta di stamparsi senza inchiostro, solo grazie all’azione del calore.  Gli scontrini costano cari alla nostra salute:  il BPA viene assorbito dalla pelle . Non è una notizia che potrebbe interessare ai cassieri del supermercato?

SOLUZIONI:  maneggiare gli scontrini il meno possibile e gettarli via tempestivamente. Fotografarli, se necessario per il rendiconto delle spese di casa.  Non metterli mai nella busta della spesa insieme ai cibi acquistati. Non lasciarli mai toccare ai bambini.  Lavarsi sempre le mani con cura dopo averli maneggiati e prima di toccare il cibo. Portare nella borsa una bustina di plastica predisposta per il trasporto degli scontrini “importanti”.

euro3) Chi è il migliore amico dello scontrino? eh si’, il denaro!  Sono sempre assieme: una coppia di ferro. Purtroppo lo scontrino non è una buona compagnia.

SOLUZIONI: Non posso consigliarvi di gettarlo via… Lavarlo non si puo’. Toccatelo poco,  e lavate le monete che date ai bambini.

self serv bpa4) Etichette adesive. Questa è una voce sconcertante: il BPA è presente sulla carta di quelle etichette adesive che i supermercati usano nel reparto ortofrutta e al banco dei prodotti freschi. Si, quelle emesse dalla bilancia con cui i vostri figli si intrattengono tanto volentieri.

SOLUZIONI: non attaccare le etichette sul sacchetto, ma su un pezzo di carta da porgere alla commessa perchè possa leggere i codici. oppure: usare due sacchetti, uno interno per la verdura ed uno esterno da etichettare, che getterete via prima di lasciare il supermercato.  Rimuovere sempre le etichette dalle confezioni il prima possibile.  Se avete dei dubbi su come riconoscere la carta chimica, strofinate un oggetto rigido sulla superficie dell’etichetta: se appare un segno scuro, la carta è termosensibile, ovvero si colora con l’attrito. Attenzione: non confondete la carta termica con la carta carbone . E’ una cosa completamente diversa.

bpa peas5) Scatolame . Non vi dico probabilmente niente di nuovo se vi informo che le scatolette di latta con quel grazioso “smalto” bianco all’interno sono in realtà foderate di BPA. Esso migra soprattutto negli alimenti acidi (ananas sciroppato e pomodoro sono al top della lista). D’altronde , le  latte sono riempite con il prodotto appena pastorizzato, ed il calore, si sa, rende promiscua la plastica.

SOLUZIONI: non comprate scatolame. Comprate le rare marche che vendono confezioni non smaltate (rarissime).  Scegliete la passata di pomodoro in bottiglia. E quando mangiate una pizza fuori….rassegnatevi: al 99,99% , è condita al BPA.

dental6) Otturazioni dentarie. Avete rimosso l’amalgama per mettere il composito? Sappiate che nemmeno le otturazioni “bianche” hanno la coscienza pulita ( Informazioni qui  ) .

 SOLUZIONI:  non andare dal dentista 😀 Scherzi a parte,  puo’ valere la pena, soprattutto per i bambini , di acquistare online dei materiali per otturazione senza BPA e portarseli dietro quando si va dal dentista.


nicu7) Materiale ospedaliero. 
Come emerge da questo studio, il BPA contenuto il varie attrezzature mediche migra nel sangue dei (piccoli, in questo caso) pazienti. SOLUZIONI: non ne vedo.  Dirvi di evitare l’ospedale è superfluo.

Non escludo (anche se non mi auguro) di dover aggiungere voci alla lista, ma per adesso è tutto cio’ che ho scovato in merito. E credo che come impegno, per il momento, possa bastare! Buon lavoro di autodifesa a tutti.

Ah, dimenticavo… ma perchè evitare il BPA?
Il BPA è un noto xenoestrogeno.  In parole povere, si tratta di una sostanza in grado di interferire con lo sviluppo sessuale dei bambini, e sul funzionamento ormonale e metabolico dell’individuo adulto.  Piu’ informazioni sugli xenoestrogeni qui

Felafel , ovvero: l’ arma impropria

Era parecchio tempo che desideravo cimentarmi con i Felafel, le famose polpettine di ceci della tradizione mediorientale che sono un secondo piatto molto in voga fra  i vegetariani e i vegani.

SANYO DIGITAL CAMERAScovate e confrontate cinque o sei ricette diverse in rete  ( è questa la strada sicura per il successo, casomai qualche blogger distratto avesse dimenticato un ingrediente fondamentale) mi sono messa al lavoro.  Ma il risultato, benchè ottimo al gusto, era davvero penoso per consistenza: i miei felafel erano duri come pietre. Appena commestibili da caldi, diventavano, raffreddando, perfetti per la tradizionale fionda di Davide.davide

Purtroppo, però, io non ho un gigante da abbattere, ma una tribù da sfamare….

Insomma, una mezza delusione.

FIno a quando , grazie ad una dritta d’eccezione , abbiamo saputo che la ricetta ha un ingrediente segreto  che ne garantisce il successo.

Il risultato? L’ultima volta i nostri Felafel erano cosi’ buoni, che ho deciso di rivelarlo anche a voi.  Ecco la ricetta completa.

INGREDIENTI per 4 persone:

250 g ceci secchi

un mazzetto di prezzemolo

una cipolla

cumino semi 1 cucchiaino

sale q.b.

un pizzico di coriandolo

un pizzico di peperoncino

e….. (ingrediente segreto)

…..un pizzico di bicarbonato di sodio.

COME SI FA:

Ammollare i ceci per 36 – 48 h cambiando l’acqua piu’ volte.

Scolare e tamponare l’acqua in eccesso.  Tritare la cipolla, unire ai ceci e frullare nel robot da cucina, bimby o mixer fin o ad ottenere una pasta.  ( Consiglio di tritare la cipolla a parte prima per ottenere un risultato uniforme, ma dipende anche dalla potenza e dal tipo del mixer che usate).

Trasferire in una ciotola .  Salare, unire le spezie , il prezzemolo tritato ed il cumino pestato nel mortaio (in mancanza del quale potrete tritarlo assieme al prezzemolo, oppure usare quello in polvere).

Unire il bicarbonato, un bel pizzicone abbondante per avere delle polpettine soffici proprio come le desiderate.

A questo punto siete pronti per il successo. Formate ed infarinate le polpettine, e friggetele in olio caldo, oppure infornatele sulla teglia unta d’olio, girandole di tanto in tanto.  Da servire ben caldi accompagnati da una bella insalata e volendo (se i latticini sono contemplati dalla vostra dieta) con una fresca salsa allo yogurt.

  Buon appetito!   Non finiremo mai di ringraziare , per la generosa soffiata ,  il Ristorante Arabo Zenobia di Roma capitale.

 

AnilinaLab chiude per ferie dal 17 al 23 Aprile

Buona Pasqua a tutti!

pasqua22

Per informazioni e per i vostri ordini continuate pure a scrivermi a mrs.desnos@gmail.com.

Gli ordini saranno annotati  ed evasi in ordine di arrivo al nostro rientro!

Buone ferie anche a voi.

il cliente fedele

dog-collarFare la spesa al supermercato fa parte della mia quotidiana jungla. Questo è un compito che assolvo con ottimismo e brio, facendo del mio meglio affinchè questa mia disposizione d’animo sopravviva al conto finale,  che riflette l’ ahimè costante aumento dei prezzi. Un po’ di economia domestica ed il buonumore regge, purchè non arrivi la cassiera di turno , allegra e solerte ( mi chiedo ogni volta: dietro incentivo o ricatto? ) , a propormi la cedola della raccolta punti fedeltà.

Un tempo  (stiamo parlando dell’era antecedente a quella del “cittadino consumatore”) la raccolta punti era un gioco da bambini. Essa imponeva alla zelante massaia di ritagliare e conservare una o due dozzine di “prove di acquisto” dalle confezioni di questo o quel prodotto. Previa spedizione del cedolino completo si poteva avere un “premio”:  un gingillo per bambini con i punti delle merendine, un vassoio, tazza, strofinaccio, tovaglia con logo pubblicitario con i punti del caffè, della mozzarella, della pasta; orologi o berretti firmati “Enrico Coveri” ( un mitologico brand creato appositamente allo scopo, forse? ) con i fustini del detersivo, e cosi’ via.

(Completai l’ultima raccolta punti di questo tipo nei primi anni 2000, quando raccolsi sei punti della carta igienica per ottenere un caricabatterie da cellulare a manovella, ricevuto ventun mesi dopo la spedizione del cedolino. Da allora non ne avvistai piu’, e credo di poterle definire del tutto estinte.)

Poi, lentamente ed inesorabilmente, la raccolta punti si è evoluta assieme alle abitudini di mercato. Dopo essere pressochè sparite dai singoli prodotti, le raccolte punti iniziarono a diventare appannaggio del supermercato. Una quindicina di anni fa il ricco catalogo di premi premiava, con elettrodomestici e complementi d’arredo, il fedelissimo capace di  raccogliere 500, 2000, addirittura 5000 punti spesa.    L’impresa era ardua, epica, forse impossibile. Forse per questo si passo’ alla bieca formulazione successiva: la raccolta punti con simbolico contributo in denaro, nella quale il consumatore raccoglie un discreto numero di bollini sul cedolino e  aggiunge una piccola somma, di molto inferiore al valore dell’oggetto, per ottenere il suo premio.

Passano gli anni, ed al consumatore sempre piu’ prono le recenti raccolte punti propongono sempre piu’ spesso  “esclusivi pezzi”  ( leggi: articoli invenduti sulla soglia dell’obsolescenza come valige, borse, caffettiere, tostapane di qualche anno fa) previa raccolta di numerosissimi bollini PIU’  ingente contributo in denaro, molto vicino al valore di mercato dell’oggetto e certamente decine di molto superiore al suo valore reale:  se ti dimostri cliente fedele al punto da spendere 500 € in poco piu’ di un mese puoi avere l’occasione di acquistare un paio di bicchieri a 2 € al pezzo, un piatto per 3,50 €, una brocca per 9 €, una tovaglia per 20; e cosi’ via.   In parole povere, la mia fedeltà viene premiata con l’opportunità di comprare fondi di magazzino a prezzo intero.

Malcelata nei bollini adesivi in carta dorata e luccicante,  la beffa è tanto amara da costituire, essa stessa, un danno morale.

Mi conforta la libertà di declinare l’invito ad accettare il cedolino.  Me ne vado senza bollini, certa che verrà in giorno in cui la cassiera di turno mi proporrà di conquistare , tramite coscienziosa raccolta punti e contributo in denaro, una ciotola di riso, un riparo per la notte, o – solo per i piu’ virtuosi –  un contrattino di lavoro interinale.  Spero tanto di potermi permettere, allora come oggi, il lusso di rifiutare.

la voce del padrone

crybaby

Ehm….

Da un po’ di tempo a questa parte, sono carente su qualsiasi fronte, o quasi. Il mio frigo è sempre semivuoto, la mia mailbox sempre piena; i miei “hot spots” traboccano di disordine ed il pavimento dell’ingresso , dove i bambini giocano “liberamente“, non si puo’ vedere.

Il pianto del neonato è sinonimo di emergenza, ed io non riesco a concentrarmi su niente fino a quando non l’ho placato. Devo interrompere cio’ che ho iniziato: non importa che io stia tritando la cipolla per un risotto-last-minute alle otto di sera, che io stia ultimando di cucire un “ordine urgente” la cui spedizione è prevista per il giorno successivo, che io stia stendendo il bucato nell’unica giornata di sole prevista nell’arco di quindici giorni, nè che, benchè siano le due di notte, io non sia  ancora  riuscita a lavarmi i denti.  Raggiungere il neonato e occuparmi di lui è l’assoluta priorità che il mio istinto primordiale stabilisce.

E a poco serve che la mia mente razionale s’impunti, quando si tratta di lasciare a metà un lavoro per l’ ennesima volta.  Se provo a farmi violenza, se oso tardare di qualche secondo, ci sono i miei familiari ad inseguirmi, a sollecitarmi:

“Piange, mamma! Non vorrai farlo piangere…! ” mi redarguisce mia figlia, caratterialmente non troppo incline ad ascoltare i bisogni altrui, ma molto empatica in questo caso.

“Il bebè non sembra molto contento, mamma”, dice il mio quasi-quattrenne in tono allarmato, per poi tapparsi le orecchie se il volume sale, piagnucolando: “Non mi piace questo rumore!”

“Vuole il latte! Dai, poverino! ”  Incalza mio marito… E’ d’altronde un vero e proprio topos cinematografico quello dell’uomo terrorizzato da un neonato urlante, che si guarda intorno allarmato in preda all’angoscia. Oh, NO! E adesso cosa faccio?

Sono certa che il pianto del neonato attivi una specifica attività cerebrale, una risposta biochimica che di razionale non ha nulla: è istinto puro. Presto, corri! La conservazione della specie è nelle tue mani.  Le mie gambe si muovono da sole, corro al mio dovere di nutrice ,  consolatrice ed addetta alle varie manutenzioni. Il resto puo’ attendere, malgrado le migliori intenzioni, e i mille dispiaceri.

Non solo figlio della iper-civilizzazione e del razionalismo, quindi, ma profondamente innaturale,  addirittura delirante : il metodo Estivill, al di là della sua eventuale barbarie,  è veramente impraticabile per i piu’.  La quantità di violenza che un essere umano deve esercitare su di sè per resistere al pianto del neonato è enorme. “Lasciar piangere” è molto difficile,  richiede una repressione fortissima del proprio stesso bisogno di rispondere, prima ancora che dei  bisogni del neonato.

Ma al di là delle conclusioni di carattere teorico e generale, il nocciolo di questo post è comunicare  che il mio lavoro, ultimamente, è davvero piu’ difficile del previsto.Il mio terzo bambino ha il sonno molto leggero.   Sembra aver deciso ( forse con l’intento di aiutarmi a promuovere il babywearing ? ) che io sia il luogo piu’ comodo in cui dormire; e questo non mi aiuta nel mio lavoro di massaia (nel quale peraltro non ho mai brillato), nè quando si tratta di sedermi alla macchina da cucire…ma neppure quando devo semplicemente consumare un frugalissimo pasto.

Non dormiresti piu’  tranquillo nella tua culla? Questo ipotetica, muta domanda attraversa la mia mente molte volte al giorno, mentre tento, sospirando,  di rimuovere le briciole di pane e i ritagli di stoffa dalle pieghe del collo del mio piccolino . Ma la risposta implicita nel suo faccino soddisfatto è evidentemente : No.

Che altro dire? Non posso che invitarvi ad aspettarmi senza contare ore e giorni.  Prendo molto sul serio il mio lavoro, e non accetto compromessi sulla cura delle mie confezioni; il tempo speso ripaga. Abbiate pazienza, che è la virtù dei forti, ed avrete il meglio (non solo da parte mia ).

crybabyHo sempre avuto cara la mia libertà, ma in questo momento è piu’ forte di me.

…Ascolto soprattutto la voce del padrone.